Recuperare credibilità, comprensione e fiducia recuperando la chiarezza.

PRC Borgo San Lorenzo 5 giugno 2013 0
Recuperare credibilità, comprensione e fiducia recuperando la chiarezza.

Leonardo Gabellini, Eugenio Cantini e Lorenzo Verdi, Direttivo PRC Borgo San Lorenzo

Di segutio riportiamo l’intervento fatto dal circolo PRC di Borgo San Lorenzo all’assemblea dei segretari a Roma del 2 giugno.

Se ci guardiamo attorno durante un volantinaggio non possiamo negare che la maggioranza delle persone è meravigliata non dal contenuto dei nostri volantini ma dal solo fatto che ancora esistiamo, questo fattore è sicuramente ridotto nelle piccole realtà e amplificato nelle città.

Questa sensazione della gente è a nostro avviso uno dei fattori più semplici che ci indica come siamo percepiti all’interno di questa società. Le ragioni sono le più bizzarre, si parte dal totale oscuramento delle televisioni, alla difficoltà di partecipare alle attività sindacali e farsi parte del fermento sociale che è il nostro motore sino al difficile eco che fanno i nostri comunicati sui giornali di più ampia distribuzione.

Il circolo PRC di Borgo San Lorenzo individua, con una forte sintesi, l’opportunità di discutere su questioni programmatiche e di progetto politico ( e relativa modalità di radicamento) e una riorganizzazione degli organi dirigenti del partito e un loro conseguente rinnovamento. A nostro avviso dovremmo impegnarci a recuperare un metodo di lungo corso per tornare ad essere un punto di riferimento per la classe che vogliamo rappresentare.

Discutendo con chi vede la politica come un servizio e non un mezzo si sente più volte che è “sempre colpa di Bertinotti” o frasi similari. Questo potrebbe essere indicativo di come siano state percepite dagli elettori le scelte non coerenti fatte dalle dirigenze relativamente al nostro progetto politico ed hanno pesato di più, troppo di più, rispetto a quello che nei territori raccontavamo alla gente o che comunque avevamo portato a casa e che nei circoli del partito lo si viveva come un successo. Se possiamo fare un esempio pesa di più che il PRC non abbia votato compattamente sulla questione dei rifiuti nelle province di Pistoia e Firenze, che l’aver difeso da sempre in consiglio provinciale i cosiddetti Beni Comuni. La gente si ricorda più il nostro appoggio alla Bresso rispetto alla forte presenza alle manifestazioni NO TAV o NO dal MOLIN.

A nostro avviso emerge l’importanza di dovere riscoprire la voglia e la passione di scrivere con pazienza un chiaro progetto politico il quale avrà bisogno di tempo, molto tempo come di numerosi discussioni, per essere portato avanti e quindi radicato nella classe che rappresentiamo.Non possiamo negare che Beppe Grillo ha impiegato ben 10 anni per ottenere quello che vediamo oggi, questo ci deve far capire quanto sia laborioso costruire un consenso approfondito e non solo di protesta. Ciò che maggiormente è mancato nel contrastare la deriva populista è stata la mancata costruzione e definizione di un nuovo immaginario collettivo che sapesse sintetizzare e allo stesso tempo riunire con fiducia le energie di lotta sviluppate nel periodo di crisi economica. L’immaginario collettivo è indispensabile ai fini del consenso verso un progetto politico e di società alternativa.

Risulta fondamentale a tal proposto iniziare un percorso seminariale che sciolga nodi ideologici importanti con i quali ci dobbiamo confrontare nei rapporti con le militanti e i militanti di movimenti e di altre forze politiche. Devono essere chiariti i rapporti tra: marxismo e decrescita, tra marxismo e ambientalismo, tra marxismo e singolarità tecnologica, tra marxismo e determinismo, tra marxismo e società liquida, tra marxismo e sessimo.

All’interno di questa discussione non potranno essere sottaciuti le condizioni di partenza nel definirsi comunisti e nemmeno dell’appartenenza al mondo meraviglioso quanto eterogeneo del definirsi “di sinistra”. Abbiamo un’occasione imperdibile, data dal fatto di non avere più molto da perdere o depauperare, fatta sana eccezione dal non dilapidare e disperdere le nostre militanti e i nostri militanti compresa la loro esperienza. Possiamo con impegno e passione iniziare una vera Rifondazione Comunista evitando di sostenere tutte quelle politiche non marcatamente anticapitaliste che non rientrino in un percorso condiviso e strategicamente stabilito per un’azione di lungo periodo che porti alla rivoluzione e modificazione dell’attuale società capitalista neoliberista. Dobbiamo quindi ragionare su cosa significhi essere comunista oggi, cosa significhi per noi definirsi di sinistra, ma anche chi siano oggi per noi coloro che erano operai e operaie, e padroni per Marx. Secondo noi dobbiamo pazientemente avviare una chiara e netta fase di attualizzazione del nostro bagaglio colturale e politico che forse non abbiamo mai fatto o abbiamo smesso di fare, a causa di continue strategie elettorali che dovevano consentire di mantenere eletti nei vari organi dello stato le nostre rappresentanti e i nostri rappresentanti. Non possiamo nascondere che spendiamo o abbiamo speso più energie per stare affiancati ai DS o al PD di quante ne spendessimo per coinvolgere in una comune rivendicazione coloro di cui pretendiamo di portare la voce.

Così come non possiamo nascondere, e allo stesso tempo non possiamo più tollerare, il fatto che spesso si spendono più energie in favore della propria “area” di appartenenza o nelle dispute interne tra “aree” (o componenti o mozioni) che non in favore del partito, del partito “tutto”. Occorre a nostro avviso ritrovare quel positivo senso di appartenenza ad un soggetto, il nostro Partito, che deve guardarsi dagli avversari e dalle problematiche esterne senza disperdersi nelle beghe di bottega. Non possiamo permettercelo e ci fa perdere la strada. Quella strada che urgentemente dobbiamo ritrovare tornando a remare tutti nella stessa direzione. Ben venga la discussione e il confronto interno, ben venga il compimento di quella Rifondazione del pensiero e della pratica comunista che è rimasta per molti versi solo un’enunciazione che portiamo nel nome; che ciò avvenga però in modi e in forme tali da permettere di delineare una strategia e una tattica utile al partito tutto, utile a chiarire davvero chi siamo e cosa proponiamo. La nostra proposta si manifesta spesso contraddittoria, talvolta schizzofrenica. Possiamo recuperare credibilità, comprensione e fiducia solo recuperando la chiarezza.

Allo stesso tempo dobbiamo riorganizzare la struttura del nostro partito, poiché non avrebbe nessun senso realizzare l’ennesimo contenitore riproponendo il nostro precedente modello organizzativo senza capire quindi, quale sia l’opportuna forma organizzativa adatta ai tempi delle mail, dei cellulari ma anche della benzina a 2 euro a litro e delle nostre iscritte e dei nostri iscritti precari, senza lavoro e senza macchina. Una nuova forma di gestione del potere all’interno del partito, ad ogni livello, deve fornire l’esempio uscendo dai limiti delle forme patriarcali tipiche del capitalismo e dai limiti delle forme di democrazia rappresentativa a favore della democrazia partecipata e gestita dal basso. Questa rivoluzione della partecipazione e della gestione del potere è tanto urgente quanto necessaria per coinvolgere e relazionarsi con una società frammentata come quella di oggi. In questo senso ci vantiamo di essere qui presenti non con un Segretario di Circolo bensì con un compagno delegato, il sottoscritto, a rappresentare il gruppo del direttivo, le iscritte e gli iscritti, i quali con continuo confronto e partecipazione si ripartiscono e scambiano le responsabilità della militanza politica e della rappresentanza del Partito.

Pensiamo inoltre a nuove modalità di creazione di mantenimento dei circoli, i quali si devono coordinare e rapportare maggiormente tra di loro, oppure alla reale importanza del comitato politico regionale che necessita di un più diretto rapporto con i territori. In questa operazione di ristrutturazione dobbiamo cedere, qui lo diciamo ai compagni da sempre presenti, alla volontà di lavorare per la propria corrente, ridotta spesso ad uno spiffero, portando per lo più a lavorare per il partito inserendo ragazzi e ragazze giovani che si sono impegnati nel tempo con costanza. Esprimiamo questa necessità non perché la vicinanza geografica con Renzi ci ha fatto diventare “rottamatori” ma perché la società ci chiede rinnovamento e coerenza, spazio per la partecipazione ed empatia nella rabbia e nei disagi; in quest’ottica emerge chiaramente come nuove facce, sostenute da un lavoro collettivo e dall’esperienza di tutti e tutte le compagne che da anni lavorano nel partito, possano essere più vicine a chi dobbiamo rappresentare. Nella pratica quotidiana dell’azione politica è sempre più evidente che la rivoluzione, alla quale si ambisce, deve passare per la creazione di una nuova coscenza collettiva delle compagne e dei compagni, per la quale tutti e tutte si sentano responsabili e partecipi nelle azioni di militanza che, ricordiamolo, iniziano dalla volontà di discutere in pubblico esponendosi per il Partito, fino ad arrivare alle responsabiltà nella costruzione delle feste locali di Liberazione.

Abbiamo quindi il compito di tenere viva la questione comunista oggi, consci che la sinistra italiana sarebbe solo uno specchietto per raccogliere voti da soggetti marcatamente socialdemocratici. Dobbiamo andare avanti capendo come anche perché non c’ha fatto fuori Mussolini, non ce l’ha fatta Berlusconi, neppure Veltroni e Mastella; quindi proseguiamo a passo lento ma convinto, distinti ma non distanti perché la strada è lunga e lungo questa troveremo sempre più gente che dovrà essere rappresentata.

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