San Piero a Sieve e Scarperia comune unico? LA NOSTRA POSIZIONE

PRC Borgo San Lorenzo 8 marzo 2013 0
San Piero a Sieve e Scarperia comune unico? LA NOSTRA POSIZIONE

Sandra Alleva e Natalia Marcuzzi, consiglieri PRC San Piero a Sieve

La scorsa settimana, dopo avere inviato a vari giornali, il testo della dichiarazione di voto contrario del nostro gruppo PRC alla delibera che prefigura la fusione dei Comuni di S.Piero e Scarperia, ho chiesto che venisse pubblicato solo dopo le elezioni, in quanto conteneva valutazioni molto politiche e ritenendo che valesse anche per il semplice Consigliere Comunale quanto disposto dalla L.28/2000 art.9 c.1 secondo cui per tutto il periodo elettorale “ è fatto divieto a tutte le Amministrazioni Pubbliche di svolgere attività di comunicazione ad eccezione di quella effettuata in forma impersonale ed indispensabili per l’assolvimento delle proprie funzioni”. Diversamente, come si è visto, si sono regolate su questa questione della fusione le nostre Amministrazioni veicolando tramite la comunicazione istituzionale messaggi né impersonali né indispensabili, ma con giudizi di valore di chiara valenza elettoralistica ( vedi per tutti dichiarazione dell’Assessore Provinciale ) . Passate una settimana dalle elezioni, e sembra un secolo per la dirompenza del risultato elettorale, e ad avvenuta pubblicazione su OK Mugello nella sua interezza e su Il Galletto per stralci, pubblichiamo il testo sul nostro sito Rifondazione Mugello, per riaprire il dibattito, anzitutto tra noi.

Con una annotazione per i nostri enti Locali : visto che “la proposta di fusione è stata fatta con una accelerazione così improvvisa, piombata nel bel mezzo degli ultimissimi giorni della campagna elettorale”, (come giustamente rilevato sul Galletto da M.Rossi) e che a S.Piero per la fretta è stato saltato il consueto iter del passaggio in Commissione nonché la conferenza dei Capigruppo, non sarebbe il caso di riprendere la discussione con un po’ di calma, coinvolgendo tutti i Comuni del Mugello? Esaminare prospettive un po’ più ragionevoli, se proprio bisogna andare all’accorpamento, come il Comune Unico del Mugello che avrebbe dimensioni idonee a gestire in maniera razionale ed economica i servizi fondamentali ( pensiamo ad es. alla questione dei rifiuti, del servizio idrico) Altrimenti qui si cade in una sorta, per così dire di “bicampanilismo”, anche un po’ furbesco e“ arraffone” e mi spiego: se i piccoli Comuni in difficoltà economica o impossibilitati a spendere dal patto di stabilità, cioè praticamente tutti, pensassero di risolvere i loro problemi con la fusione, non ci sarebbero risorse regionali per tutti, e in ogni caso verrebbero sottratte a servizi di interesse generale sul territorio in grandissima sofferenza, pensiamo ai servizi sanitari e ospedalieri o al trasporto territoriale, per i quali la Regione ancora non sa ancora se trova i soldi.

Consiglio Comunale S.Piero a Sieve del 19.02.2013

Dichiarazione di voto contrario gruppo PRC su delibera n.12/2013 “atto di indirizzo per l’individuazione della forma aggregativa di funzioni con il Comune di Scarperia.

Le considerazioni generali fatte dal nostro gruppo PRC per iscritto al tempo dell’approvazione dello Statuto dell’Unione dei Comuni, per motivare il nostro voto contrario sono le stesse da fare ora sul progetto di fusione dei due Comuni: per non ripeterci ma nello stesso tempo perchè rimangano a futura memoria ne alleghiamo il testo alla presente dichiarazione di voto quale parte integrante della stessa ( Statuto Unione dei Comuni-dichiarazione di voto gruppo PRC Comune San Piero a Sieve).

Ma veniamo allo specifico: la proposta di delibera che siamo chiamati a votare prudentemente parla di individuazione di forma aggregativa di funzioni con il Comune di Scarperia e fin qui tutto normale. Chi mai si è opposto alle gestioni associate delle funzioni, auspicabili per mille motivi, più difficili, come si è ben visto, da realizzare nella pratica, tanto che si finisce per farle solo per funzioni marginali? Un motivo ci sarà… Il problema è che qui si aggiunge una frasetta “per perseguire l’obiettivo di fusione dei due Enti” per di più di corsa ”attivando celermente le relative procedure”(cfr. Punto 2 del deliberato ) e qui è il cuore del problema: cosa significa fusione da un punto di vista antropologico, culturale, del vissuto reale di una comunità, non viene detto, se non con una generica concessione di “attenzione all’identità territoriale (heimat) storicamente manifestata dalla popolazione…”. Invece viene ben spiegato il beneficio che è tutto economico, in termini di “incremento dei livelli di efficienza e produttività della macchina amministrativa… di razionalizzazione dei costi, ed accesso a contributi regionali e statali per il sostegno dei processi di riordino”. A questo punto ci dovrebbe venire in aiuto per capire di cosa stiamo parlando , a parte i soldi, il “Progetto Comune Unico Scarperia San Piero a Sieve” che il Sindaco ci ha inviato con preghiera di tenerlo riservato, in quanto voleva illustrarlo personalmente nel Consiglio odierno : ma ahimè, anche questo parla solo dei passaggi istituzionali e dei benefici economici, non di che cosa viene fuori, come si configura praticamente le ricadute sui cittadini, positive e negative, confermando che l’unico e vero motivo della fusione è uscire dallo strangolamento economico delle leggi votate anche dal loro stesso partito, ma tra il resto con la distruzione del Welfare a partire dalla Sanità che verrà subito dopo le elezioni ( bomba ad orologeria innescata dal precedente governo Berlusconi )con il pareggio di Bilancio inserito in Costituzione, con la sottoscrizione di tutti i trattati economici imposti dall’Europa altro che 500.000 euro l’anno ci vorranno o l’esenzione per tre anni dal patto di stabilità (ammesso poi che uno Stato in bancarotta e una Regione ancor più in bancarotta e minata  dallo scandalo Monte dei Paschi, dell’ASL di Massa, e ora anche dell’Alta Velocità di Firenze  possano mantenere gli impegni finanziari presi con i Comuni. Teniamo presente in proposito che non si tratta neanche di soldi pochi maledetti e subito, perchè il Progetto ci dice che 500.000 Euro verranno dati a partire dal 1°Gennaio 2015 e quindi non ci soccorrono nelle emergenze di bilancio di oggi. Quanto all’ esenzione dal patto di stabilità che partirebbe dal 2014, non è che sarà abolito prima visto che è universale la richiesta di rimuoverlo in quanto blocca la ripresa economica? Sulla questione del referendum della popolazione dei due comuni non capisco bene: il Progetto al quinto punto parla di referendum consultivo e poi dice al punto sesto che in caso di esito positivo del Referendum il Consiglio Regionale Toscano approva la fusione, e allora scusate, se c’è esito negativo che si fa?: delle due l’una, o non è consultivo, ma vincolante o se è consultivo la Regione approva lo stesso la fusione. Ci pare che le idee siano parecchio confuse, su un punto determinante: la volontà della popolazione! Proviamo a fare un esempio concreto, mettiamo che S.Piero si è già fuso con Scarperia: credete che un faccenda così legata alla storia, al vissuto , alla cultura della popolazione sampierina come la morte del torrente Carza o meglio, la ricerca delle strade per resuscitarlo possa essere condotta con la stessa determinazione con cui dovrebbe essere condotta dal Comune direttamente investito dalla sciagura (scusate, abbiamo detto dovrebbe, ma dagli ultimi segnali positivi dell’Amministrazione in tal senso che recepiscono l’eccezionale impegno espresso dalla popolazione con la massiccia raccolta di firme, speriamo di poter presto dire affermativamente “viene condotta”).La stessa popolazione di Scarperia per forza di cose difficilmente potrebbe esprimere pari indignazione e esercitare una pari pressione sull’Ente locale.

Facciamo una proposta concreta relativa al cuore della questione: l’informazione e consultazione dei cittadini. Perchè non sia una post-informazione, cioè si fanno prima le scelte e poi si vogliono persuadere i cittadini della bontà/necessità delle medesime, nel caso ad es. paventando la soppressione di servizi essenziali ( mensa, trasporti scolastici, contributi assistenziali…), ma un momento di crescita e riflessione sui temi fondamentale della democrazia locale, proponiamo che la proposta di cui al punto 2 “ possiamo chiedere come supporto ANCI e IRPET per studi specifici,” sia diversificata e integrata dall’apporto di Centri di ricerca sui valori della democrazia locale altrettanto prestigiosi e attualissimi quale la Società dei territorialisti , composta da personalità indiscusse a livello mondiale, di cui molte , compreso il presidente Prof. Alberto Magnaghi , dell’Università di Firenze e quindi in situazione logistica favorevole. Per i contenuti si rinvia al filmato sottostante“ Manifesto della Società dei territorialisti” :

Concludendo riteniamo che l’attuale situazione di strangolamento degli Enti Locali vada risolta con una inversione totale degli indirizzi di governo in senso antiliberista, e che i mezzucci offerti dallo stesso aguzzino per galleggiare ancora un po’ siano quanto mai deleteri per la rinascita di una democrazia di base , infine che i matrimoni d’interesse non diano mai buoni frutti, da essi nascono creature senz’anima vedasi l’Unione dei Comuni. Per tutto ciò esprimiamo voto contrario e la nostra determinazione a sostenere in tutti i modi e sedi le ragioni di un capillare democrazia locale.

Statuto Unione dei Comuni – dichiarazione di voto gruppo PRC Comune S.Piero a Sieve

 Il gruppo di Rifondazione Comunista, nell’esprimere voto contrario allo Statuto dell’Unione dei Comuni, intende anche esprimere al Consiglio viva preoccupazione per questo nuovo assetto istituzionale che considera, ad oggi, un pesante momento di caduta della democrazia locale, sia per i contenuti intrinseci che per le modalità con cui si è realizzato.

In sintesi, nel momento in cui ci sarebbe maggior bisogno di avvicinare i cittadini a nuove forme di autogoverno locale, rese possibili dalle odierne tecnologie di comunicazione, per la difesa e valorizzazione dei beni comuni, il controllo popolare del territorio, addirittura per la riprogettazione dell’economia e della socialità locale, si allontanano e si concentrano le sedi decisionali nei nuovi organismi politici dell’Unione: il Sindaco, la Giunta, la Conferenza dei Sindaci, che avranno maggiori facoltà di governo rispetto ai singoli Consigli Comunali privati di capacità di controllo e anche di rappresentanza in quanto le minoranze potranno esprimere un solo rappresentante per Comune nel Consiglio dell’Unione. E’ vero che ciò accadeva anche per il Consiglio della Comunità Montana, ma ben diversa è la rilevanza delle funzioni che verranno trasferite progressivamente all’Unione dei Comuni, praticamente tutte. Questo per quanto riguarda la democrazia rappresentativa. Per quanto riguarda la partecipazione dei cittadini, l’art. 5 dello Statuto “ Principi di partecipazione “ è veramente scoraggiante, limitandosi ad ovvietà dovute per legge.

Più in generale questo nuovo assetto istituzionale, avalla di fatto una serie di mistificazioni messe ad arte in circolazione dai poteri forti, l’idea che l’articolazione territoriale dei nostri Comuni sia una eredità del passato, costosa ed inutile, che il Comune possa essere definito in base a questioni puramente numeriche, che i servizi di comunità siano una questione burocratico- amministrativa, in una visione aziendalistica parità costi-ricavi nella quale il cittadino è schiacciato e i diritti negati, l’idea infine che enfatizzare i costi delle Amministrazioni Locali possa distrarre l’opinione pubblica dalla voragine prodotta dal mix corruzione- evasione fiscale, questi sì veri costi della politica italiana.

Comprendiamo bene la stringente necessità di continuare ad assicurare al nostro territorio i contributi regionali, che ha praticamente obbligato i nostri Comuni a questo passaggio, ma, ciò detto, è necessario riflettere profondamente sul significato dirompente che il nuovo assetto istituzionale ha sull’autonomia locale, e prendere le opportune iniziative chiamando la cittadinanza a discutere su queste cose. Questo confronto finora è completamente mancato, complice il periodo estivo e la necessità di concludere gli adempimenti in tempo utile per assicurarsi i contributi regionali, ma, se ricordiamo bene, era giustamente posto al primo punto della mozione del Gruppo Centrosinistra per S.Piero “Riassetto istituzionale: Unione dei Comuni” approvata dal Consiglio del 23.07.2011.

Riteniamo che si possa ancora recuperare questo rapporto, magari partendo dalla riflessione sul ruolo di presidio della democrazia nei sui aspetti comunitari che la rete capillare dei Comuni italiani può ancora svolgere.

Vogliamo concludere con la citazione di un passo dell’appello di due docenti dell’Università di Firenze contro le ipotesi di scioglimento/accorpamento dei piccoli Comuni, proff. Lucia Conte e Alberto Magnaghi, rispettivamente Docente di antropologia storica degli insediamenti umani e Ordinario di pianificazione territoriale :

“ Fin dalle sue origini ogni Comune è stato e continua ad essere luogo di primaria e vera identificazione dei suoi abitanti, di quelli nati al suo interno come di quelli, da sempre numerosi, provenienti da fuori. Attraverso l’acquisizione di pratiche sociali “ stili di vita”, abitudini e percezioni, che fanno di ogni nostro connazionale, di qualunque origine esso sia, innanzitutto il cittadino di un Comune. Da secoli è sul territorio del Comune che si misura e realizza l’integrazione reale dell’individuo. E’questa una nostra specificità che non possiamo accettare di veder cancellare per ignoranza politica. I decreti-legge non possono modificare la coscienza sociale. Al massimo le impongono degli adeguamenti, i cui costi sociali sono comunque da valutare. Mantenere la ripartizione territoriale dei Comuni significa assumere la nostra storia nella sua interezza, anche come condizione imprescindibile di una concezione del federalismo fondata sulla partecipazione e sulla solidarietà, a partire dal municipio e dalle sue reti. Significa anche accettare tutto quanto ci ha portato ad essere uno Stato Nazionale, attraverso molti secoli di non unità politica. Imporre nuove ripartizioni su basi meramente numeriche significa non solo ignorare i fondamenti della nostra cultura, il nostro modo specifico di fare politica, ma privare i futuri cittadini del nostro paese di una ricchezza secolare che è loro di diritto, qualunque sia la storia individuale che li ha portati ad essere, per nascita o per scelta, italiani.”(testo integrale su www.ilmanifesto.it del 10.09.2011).

Tatiana Bertini, consigliere PRC Scarperia

Consiglio Comunale di Scarperia del 20.02.2013

Dichiarazione di voto contrario gruppo Consigliare Comunista su “Mozione presentata dalla giunta comunale di Scarperia per individuare la forma di aggregazione più appropriata nella gestione delle funzioni dei comuni di Scarperia e San Piero a Sieve

Ben d’accordo alla fusione dei servizi associati, come ad esempio mensa, trasporti, gestione rifiuti, magari gestione dell’acqua ecc… e a parte il fatto che più che un momento di discussione sembrava una presa visione di un dato di fatto in quanto il giorno prima radio e giornali parlavano già di questa “fusione” tra i suddetti comuni, i motivi principali che ci hanno portato al voto contrario alla “fusione” dei comuni di San Piero e Scarperia sono stati:

1.E’ stato dichiarato dal sindaco che ci sarebbero stati notevoli vantaggi economici in quanto:

a.Per 3 anni il nuovo comune poteva non sottostare più all’obbligo del patto di stabilità

b.Avrebbe avuto 500.000 euro l’anno dalla regione, per almeno 5 anni a partire dal 2015

La nostra obiezione su questo punto è dovuta al fatto che:

a.I soldi sarebbero arrivati dalla Regione non prima del 2015 (forse)

b.La fusione dei comuni comporta dei costi, ed il rischio è che i soldi eccedenti il patto di stabilità (visto che Scarperia è un comune virtuoso) sarebbero stati spesi per questa operazione

c.Meglio (visto che ci sono le elezioni) fare in modo che almeno i comuni virtuosi non siano obbligati a sottostare al patto di stabilità e possano investire i loro soldi creando posti di lavoro e rilanciando l’economia, piuttosto che impiegarli per fusioni e tagli alla P.A.

2.Non condividiamo che suddetta fusione sia condotta da un Commissario non elettivo che prenderà carica il 1 Gennaio 2014 (al 31/12/2013 si scioglieranno i 2 consigli comunali) e rimarrà fino alle elezioni per il nuovo comune che si svolgeranno a Maggio Giugno 2014

3.La discussione e le modalità di affrontare i problemi locali sarà meno capillare

4.La conseguente dislocazione territoriale per i servizi al cittadino (esempio ufficio anagrafe) comporterà dei disagi soprattutto alle categorie più deboli, parzialmente superabili solo con una fitta rete di trasporti locali che al momento è assente

5.Di valutare la diminuzione di accessibilità alla cultura, nel caso si intenda istituire una biblioteca unica

 

 

 

La scorsa settimana, dopo avere inviato a vari giornali, il testo della dichiarazione di voto contrario del nostro gruppo PRC alla delibera che prefigura la fusione dei Comuni di S.Piero e Scarperia, ho chiesto che venisse pubblicato solo dopo le elezioni, in quanto conteneva valutazioni molto politiche e ritenendo che valesse anche per il semplice Consigliere Comunale quanto disposto dalla L.28/2000 art.9 c.1 secondo cui per tutto il periodo elettorale “ è fatto divieto a tutte le Amministrazioni Pubbliche di svolgere attività di comunicazione ad eccezione di quella effettuata in forma impersonale ed indispensabili per l’assolvimento delle proprie funzioni”. Diversamente, come si è visto, si sono regolate su questa questione della fusione le nostre Amministrazioni veicolando tramite la comunicazione istituzionale messaggi né impersonali né indispensabili, ma con giudizi di valore di chiara valenza elettoralistica ( vedi per tutti dichiarazione dell’Assessore Provinciale ) . Passate una settimana dalle elezioni, e sembra un secolo per la dirompenza del risultato elettorale, e ad avvenuta pubblicazione su OK Mugello nella sua interezza e su Il Galletto per stralci, pubblichiamo il testo sul nostro sito Rifondazione Mugello, per riaprire il dibattito, anzitutto tra noi.

Con una annotazione per i nostri enti Locali : visto che “la proposta di fusione è stata fatta con una accelerazione così improvvisa, piombata nel bel mezzo degli ultimissimi giorni della campagna elettorale”, (come giustamente rilevato sul Galletto da M.Rossi) e che a S.Piero per la fretta è stato saltato il consueto iter del passaggio in Commissione nonché la conferenza dei Capigruppo, non sarebbe il caso di riprendere la discussione con un po’ di calma, coinvolgendo tutti i Comuni del Mugello? Esaminare prospettive un po’ più ragionevoli, se proprio bisogna andare all’accorpamento, come il Comune Unico del Mugello che avrebbe dimensioni idonee a gestire in maniera razionale ed economica i servizi fondamentali ( pensiamo ad es. alla questione dei rifiuti, del servizio idrico) Altrimenti qui si cade in una sorta, per così dire di “bicampanilismo”, anche un po’ furbesco e“ arraffone” e mi spiego: se i piccoli Comuni in difficoltà economica o impossibilitati a spendere dal patto di stabilità, cioè praticamente tutti, pensassero di risolvere i loro problemi con la fusione, non ci sarebbero risorse regionali per tutti, e in ogni caso verrebbero sottratte a servizi di interesse generale sul territorio in grandissima sofferenza, pensiamo ai servizi sanitari e ospedalieri o al trasporto territoriale, per i quali la Regione ancora non sa ancora se trova i soldi.

Consiglio Comunale S.Piero a Sieve del 19.02.2013

Dichiarazione di voto contrario gruppo PRC su delibera n.12/2013 “atto di indirizzo per l’individuazione della forma aggregativa di funzioni con il Comune di Scarperia.

Le considerazioni generali fatte dal nostro gruppo PRC per iscritto al tempo dell’approvazione dello Statuto dell’Unione dei Comuni, per motivare il nostro voto contrario sono le stesse da fare ora sul progetto di fusione dei due Comuni: per non ripeterci ma nello stesso tempo perchè rimangano a futura memoria ne alleghiamo il testo alla presente dichiarazione di voto quale parte integrante della stessa ( Statuto Unione dei Comuni-dichiarazione di voto gruppo PRC Comune San Piero a Sieve).

Ma veniamo allo specifico: la proposta di delibera che siamo chiamati a votare prudentemente parla di individuazione di forma aggregativa di funzioni con il Comune di Scarperia e fin qui tutto normale. Chi mai si è opposto alle gestioni associate delle funzioni, auspicabili per mille motivi, più difficili, come si è ben visto, da realizzare nella pratica, tanto che si finisce per farle solo per funzioni marginali? Un motivo ci sarà… Il problema è che qui si aggiunge una frasetta “per perseguire l’obiettivo di fusione dei due Enti” per di più di corsa ”attivando celermente le relative procedure”(cfr. Punto 2 del deliberato ) e qui è il cuore del problema: cosa significa fusione da un punto di vista antropologico, culturale, del vissuto reale di una comunità, non viene detto, se non con una generica concessione di “attenzione all’identità territoriale (heimat) storicamente manifestata dalla popolazione…”. Invece viene ben spiegato il beneficio che è tutto economico, in termini di “incremento dei livelli di efficienza e produttività della macchina amministrativa… di razionalizzazione dei costi, ed accesso a contributi regionali e statali per il sostegno dei processi di riordino”. A questo punto ci dovrebbe venire in aiuto per capire di cosa stiamo parlando , a parte i soldi, il “Progetto Comune Unico Scarperia San Piero a Sieve” che il Sindaco ci ha inviato con preghiera di tenerlo riservato, in quanto voleva illustrarlo personalmente nel Consiglio odierno : ma ahimè, anche questo parla solo dei passaggi istituzionali e dei benefici economici, non di che cosa viene fuori, come si configura praticamente le ricadute sui cittadini, positive e negative, confermando che l’unico e vero motivo della fusione è uscire dallo strangolamento economico delle leggi votate anche dal loro stesso partito, ma tra il resto con la distruzione del Welfare a partire dalla Sanità che verrà subito dopo le elezioni ( bomba ad orologeria innescata dal precedente governo Berlusconi )con il pareggio di Bilancio inserito in Costituzione, con la sottoscrizione di tutti i trattati economici imposti dall’Europa altro che 500.000 euro l’anno ci vorranno o l’esenzione per tre anni dal patto di stabilità (ammesso poi che uno Stato in bancarotta e una Regione ancor più in bancarotta e minata  dallo scandalo Monte dei Paschi, dell’ASL di Massa, e ora anche dell’Alta Velocità di Firenze  possano mantenere gli impegni finanziari presi con i Comuni. Teniamo presente in proposito che non si tratta neanche di soldi pochi maledetti e subito, perchè il Progetto ci dice che 500.000 Euro verranno dati a partire dal 1°Gennaio 2015 e quindi non ci soccorrono nelle emergenze di bilancio di oggi. Quanto all’ esenzione dal patto di stabilità che partirebbe dal 2014, non è che sarà abolito prima visto che è universale la richiesta di rimuoverlo in quanto blocca la ripresa economica? Sulla questione del referendum della popolazione dei due comuni non capisco bene: il Progetto al quinto punto parla di referendum consultivo e poi dice al punto sesto che in caso di esito positivo del Referendum il Consiglio Regionale Toscano approva la fusione, e allora scusate, se c’è esito negativo che si fa?: delle due l’una, o non è consultivo, ma vincolante o se è consultivo la Regione approva lo stesso la fusione. Ci pare che le idee siano parecchio confuse, su un punto determinante: la volontà della popolazione! Proviamo a fare un esempio concreto, mettiamo che S.Piero si è già fuso con Scarperia: credete che un faccenda così legata alla storia, al vissuto , alla cultura della popolazione sampierina come la morte del torrente Carza o meglio, la ricerca delle strade per resuscitarlo possa essere condotta con la stessa determinazione con cui dovrebbe essere condotta dal Comune direttamente investito dalla sciagura (scusate, abbiamo detto dovrebbe, ma dagli ultimi segnali positivi dell’Amministrazione in tal senso che recepiscono l’eccezionale impegno espresso dalla popolazione con la massiccia raccolta di firme, speriamo di poter presto dire affermativamente “viene condotta”).La stessa popolazione di Scarperia per forza di cose difficilmente potrebbe esprimere pari indignazione e esercitare una pari pressione sull’Ente locale.

Facciamo una proposta concreta relativa al cuore della questione: l’informazione e consultazione dei cittadini. Perchè non sia una post-informazione, cioè si fanno prima le scelte e poi si vogliono persuadere i cittadini della bontà/necessità delle medesime, nel caso ad es. paventando la soppressione di servizi essenziali ( mensa, trasporti scolastici, contributi assistenziali…), ma un momento di crescita e riflessione sui temi fondamentale della democrazia locale, proponiamo che la proposta di cui al punto 2 “ possiamo chiedere come supporto ANCI e IRPET per studi specifici,” sia diversificata e integrata dall’apporto di Centri di ricerca sui valori della democrazia locale altrettanto prestigiosi e attualissimi quale la Società dei territorialisti , composta da personalità indiscusse a livello mondiale, di cui molte , compreso il presidente Prof. Alberto Magnaghi , dell’Università di Firenze e quindi in situazione logistica favorevole. Per i contenuti si rinvia al recente “ Manifesto della Società dei territorialisti” vedi filmato su : youtube.com/watch?v=EGufhhLADHs

Concludendo riteniamo che l’attuale situazione di strangolamento degli Enti Locali vada risolta con una inversione totale degli indirizzi di governo in senso antiliberista, e che i mezzucci offerti dallo stesso aguzzino per galleggiare ancora un po’ siano quanto mai deleteri per la rinascita di una democrazia di base , infine che i matrimoni d’interesse non diano mai buoni frutti, da essi nascono creature senz’anima vedasi l’Unione dei Comuni. Per tutto ciò esprimiamo voto contrario e la nostra determinazione a sostenere in tutti i modi e sedi le ragioni di un capillare democrazia locale.

Alessandra Alleva Natalia Marcuzzi

Statuto Unione dei Comuni – dichiarazione di voto gruppo PRC Comune S.Piero a Sieve

Il gruppo di Rifondazione Comunista, nell’esprimere voto contrario allo Statuto dell’Unione dei Comuni, intende anche esprimere al Consiglio viva preoccupazione per questo nuovo assetto istituzionale che considera, ad oggi, un pesante momento di caduta della democrazia locale, sia per i contenuti intrinseci che per le modalità con cui si è realizzato.

In sintesi, nel momento in cui ci sarebbe maggior bisogno di avvicinare i cittadini a nuove forme di autogoverno locale, rese possibili dalle odierne tecnologie di comunicazione, per la difesa e valorizzazione dei beni comuni, il controllo popolare del territorio, addirittura per la riprogettazione dell’economia e della socialità locale, si allontanano e si concentrano le sedi decisionali nei nuovi organismi politici dell’Unione: il Sindaco, la Giunta, la Conferenza dei Sindaci, che avranno maggiori facoltà di governo rispetto ai singoli Consigli Comunali privati di capacità di controllo e anche di rappresentanza in quanto le minoranze potranno esprimere un solo rappresentante per Comune nel Consiglio dell’Unione. E’ vero che ciò accadeva anche per il Consiglio della Comunità Montana, ma ben diversa è la rilevanza delle funzioni che verranno trasferite progressivamente all’Unione dei Comuni, praticamente tutte. Questo per quanto riguarda la democrazia rappresentativa. Per quanto riguarda la partecipazione dei cittadini, l’art. 5 dello Statuto “ Principi di partecipazione “ è veramente scoraggiante, limitandosi ad ovvietà dovute per legge.

Più in generale questo nuovo assetto istituzionale, avalla di fatto una serie di mistificazioni messe ad arte in circolazione dai poteri forti, l’idea che l’articolazione territoriale dei nostri Comuni sia una eredità del passato, costosa ed inutile, che il Comune possa essere definito in base a questioni puramente numeriche, che i servizi di comunità siano una questione burocratico- amministrativa, in una visione aziendalistica parità costi-ricavi nella quale il cittadino è schiacciato e i diritti negati, l’idea infine che enfatizzare i costi delle Amministrazioni Locali possa distrarre l’opinione pubblica dalla voragine prodotta dal mix corruzione- evasione fiscale, questi sì veri costi della politica italiana.

Comprendiamo bene la stringente necessità di continuare ad assicurare al nostro territorio i contributi regionali, che ha praticamente obbligato i nostri Comuni a questo passaggio, ma, ciò detto, è necessario riflettere profondamente sul significato dirompente che il nuovo assetto istituzionale ha sull’autonomia locale, e prendere le opportune iniziative chiamando la cittadinanza a discutere su queste cose. Questo confronto finora è completamente mancato, complice il periodo estivo e la necessità di concludere gli adempimenti in tempo utile per assicurarsi i contributi regionali, ma, se ricordiamo bene, era giustamente posto al primo punto della mozione del Gruppo Centrosinistra per S.Piero “Riassetto istituzionale: Unione dei Comuni” approvata dal Consiglio del 23.07.2011.

Riteniamo che si possa ancora recuperare questo rapporto, magari partendo dalla riflessione sul ruolo di presidio della democrazia nei sui aspetti comunitari che la rete capillare dei Comuni italiani può ancora svolgere.

Vogliamo concludere con la citazione di un passo dell’appello di due docenti dell’Università di Firenze contro le ipotesi di scioglimento/accorpamento dei piccoli Comuni, proff. Lucia Conte e Alberto Magnaghi, rispettivamente Docente di antropologia storica degli insediamenti umani e Ordinario di pianificazione territoriale :

“ Fin dalle sue origini ogni Comune è stato e continua ad essere luogo di primaria e vera identificazione dei suoi abitanti, di quelli nati al suo interno come di quelli, da sempre numerosi, provenienti da fuori. Attraverso l’acquisizione di pratiche sociali “ stili di vita”, abitudini e percezioni, che fanno di ogni nostro connazionale, di qualunque origine esso sia, innanzitutto il cittadino di un Comune. Da secoli è sul territorio del Comune che si misura e realizza l’integrazione reale dell’individuo. E’questa una nostra specificità che non possiamo accettare di veder cancellare per ignoranza politica. I decreti-legge non possono modificare la coscienza sociale. Al massimo le

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impongono degli adeguamenti, i cui costi sociali sono comunque da valutare. Mantenere la ripartizione territoriale dei Comuni significa assumere la nostra storia nella sua interezza, anche come condizione imprescindibile di una concezione del federalismo fondata sulla partecipazione e sulla solidarietà, a partire dal municipio e dalle sue reti. Significa anche accettare tutto quanto ci ha portato ad essere uno Stato Nazionale, attraverso molti secoli di non unità politica. Imporre nuove ripartizioni su basi meramente numeriche significa non solo ignorare i fondamenti della nostra cultura, il nostro modo specifico di fare politica, ma privare i futuri cittadini del nostro paese di una ricchezza secolare che è loro di diritto, qualunque sia la storia individuale che li ha portati ad essere, per nascita o per scelta, italiani.”(testo integrale su www.ilmanifesto.it del 10.09.2011).

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