Le recenti dichiarazioni del Presidente della SdS Mugello Carlà Campa e l’ultima ordinanza del Presidente della Regione Giani rappresentano alla perfezione l’incapacità della nostra classe dirigente di affrontare con strumenti efficaci la crisi pandemica.
Carlà Campa, dopo un lungo, tortuoso e confuso discorso sull’utilizzo di tamponi rapidi e molecolari, pare essere molto preciso nell’individuare il reale problema alla base del caos tamponi: “Oggi sarebbe importante eseguire tamponi molecolari a pagamento per chi ha sintomi o chi deve chiudere la quarantena. Oggi bisogna dare un segnale: solo in caso di sintomatologia persistente ed evidente o per fine quarantena dovrebbe prenotarsi un tampone privatamente”
Peccato che i segnali siano altri: la continuità assistenziale (ex guardia medica) è sostanzialmente irraggiungibile anche solo al telefono già da prima di Natale, nell’ultima settimana le classi scolastiche di ogni ordine e grado in quarantena hanno raggiunto numeri record, le famiglie sono lasciate a se stesse alla ricerca di strumenti diagnostici, vagando alla ricerca di tamponi rapidi e facendo nottata a cercare di prenotare un molecolare, con code che superano le 20.000 persone giornaliere, con tracciamenti e provvedimenti ASL che arrivano oltre tempo massimo, mentre pediatri e medici di base sono paralizzati da richieste e bisogni a cui si dovrebbe fare fronte con gli strumenti e l’organizzazione dell’ Igiene Pubblica. La risposta di chi dovrebbe rappresentare e sostenere la sanità pubblica è molto chiara: pagatevi tamponi rapidi e molecolari, andate a cercarli ovunque potete, tanto se si è disposti ad investite cifre notevoli (a Firenze nei festivi per meno di 150 euro un molecolare non lo trovi) una soluzione individuale e privata si trova.
Nel discorso di Carlà Campa cerchiamo col lumicino qualunque cosa possa riferirsi ad una sanità pubblica, equa ed universale, ma proprio non ci riesce di trovarlo. Egli individua sagacemente il problema reale: “Il motivo per cui il sistema oggi è ingessato è proprio questo: la corsa improvvisa per escludere un’ipotetica positività toglie l’opportunità a chi è realmente sintomatico di poterne confermare la positività.” A noi piace chiamarla prevenzione, uno dei pilastri della Sanità e dell’Igiene pubblica in un paese democratico, mentre la realtà è che siamo sempre più immersi in un contesto in cui si toglie al servizio pubblico per valorizzare il privato, legalizzando la “lotta tra poveri” e mettendo l’uno contro l’altro.
Ma quando i buoi sono ampiamente scappati dalla stalla, ci pensa il prode Giani ad indicare la via con l’ultima ordinanza, i cui pilastri sono “Aumento dei tamponi molecolari quotidiani per arrivare ad almeno 20.000, messa a disposizione di almeno 25.000 tamponi antigienici rapidi al giorno, rafforzamento delle tre centrali di tracciamento.” Queste misure ci riempiono di gioia e ci confortano, specialmente se e quando le vedremo funzionare sui territori. Quello che ci preoccupa è invece il carattere eccezionale di questi interventi, mentre queste soluzioni dovrebbero essere i cardini di interventi strutturali a tutela dei bisogni essenziali e del diritto costituzionale alla salute come bene comune e responsabilità collettiva. Nella speranza che anche solo la metà di quanto promesso possa diventare realtà, ribadiamo che senza mettere al centro i diritti garantiti dalla nostra Costituzione ed un servizio pubblico a tutela della sicurezza sociale (dai trasporti locali, alla scuola pubblica, alla sanità territoriale gratuita, equa ed universale), si continuerà a navigare a vista da un’emergenza all’altra. Possiamo anche illuderci che sia tutta colpa di quelli che vogliono farsi il Cenone di Capodanno in compagnia (sono loro i nuovi runners, così pare) e non di un’organizzazione dei servizi pubblici vampirizzata da interessi privati e politiche a tutela dei più forti.
Per concludere una piccola azione concreta che proponiamo alle istituzioni come Rifondazione Comunista Mugello, è quella di attivarsi affinché si avviino subito screening mirati e forniture gratuite di mascherine ffp2 per le situazioni più sensibili, come ad esempio la scuola e i servizi pubblici essenziali. Se invece le risposte e le riflessioni messe in campo dalla nostra classe dirigente sono queste, sarà l’inizio della scuola dopo le vacanze a riportarci alla cruda realtà di un sistema che non ha il reale interesse a tutelare cittadine e cittadini, famiglie e individui con legittimi e fondamentali bisogni di tutela sanitaria, sociale, formativa e lavorativa.
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